A Vermiglio, in Trentino, la scorsa settimana, si è tenuto il Mondiale di sleddog: la corsa delle slitte trainate da cani. Nel team veterinario due collaboratrici in servizio alla clinica veterinaria città di Bolzano.

Affascinante ed emozionante: questa è stata l’esperienza al campionato mondiale di sleddog di Vermiglio di due collaboratrici della Clinica Città di Bolzano. A raccontarci l’esperienza è la dottoressa Francesca Sciutto che, insieme alla collega, Mirela Lopedote, ha fatto parte del team di veterinari che si sono occupati degli atleti in gara.

“Una performance fisica notevole”

“Ebbene sì, si parla di atleti, in quanto a questi cani viene richiesta una performance fisica notevole che richiede anni di addestramento ed allenamento pur sfruttando le caratteristiche di razza”. Al mondiale hanno partecipato più di 500 cani da slitta tra Husky, Alaskan Malamute e Samoiedo: tutti visitati prima dell’inizio della gara sia dal punto di vista generale sia per quel che concerne l’apparato locomotore. Senza tralasciare l’aspetto del doping e delle vaccinazioni. Una volta dato il via libera sanitario la muta dei cani poteva accomodarsi allo stake out (un guinzaglio ancorato a terra cui ancorarsi) e aspettare l’inizio della gara i giorni seguenti.

Sciutto e Lopedote

Sciutto e Lopedote

La memoria di razza ha la meglio su tutto

Le visite si sono svolte nelle due giornate antecedenti l’inizio della competizione per dare il tempo necessario ai cani di prepararsi. Molti di loro, infatti, avevano passato due giorni in auto prima di arrivare a destinazione. “Il giorno dell’inizio della gara per me è stato emozionante” continua Sciutto, “perché era la prima volta che mi trovavo in questo ambiente sportivo. Al primo colpo d’occhio si nota come tutti i cani abbiano voglia di correre. Si può notare, ancora una volta, come la memoria di razza e la predisposizione abbiano il sopravvento su tutto”.

Sleddog

Sleddog

Il lavoro dei veterinari durante le gare

Nelle giornate di competizione, comunque, il team di veterinari lavorava su due piani. Uno deputato al pronto intervento in caso di incidenti lungo i percorsi e l’altro per un controllo su tutti i cani al termine della prestazione. “In quel caso si osserva che sia tutto in ordine e che gli animali non presentino ferite, problemi ortopedici o altri segnali che possano presupporre una sofferenza alla gara”. La competizione è durata tre giorni consecutivi, dove i musher (i conducenti), divisi per categorie, si sono sfidati nello stesso percorso. “È stata un’esperienza unica, fonte di grande crescita professionale: non posso che ringraziare chi ha organizzato tutto l’evento e chi mi ha permesso di partecipare”.