Alla clinica veterinaria Città di Bolzano arriva il nuovo servizio di medicina comportamentale con la dottoressa Luisa Demattio: “Molto spesso il problema comportamentale nasconde dolori o malattie croniche. Questo tipo di medicina osserva e cura sia gli aspetti fisici che quelli emozionali – in questo modo riusciamo a aiutare davvero sia l’animale che il suo proprietario”
Nella testa degli animali. Prendersene cura non significa affidarsi al veterinario solo per curare dolori o patologie evidenti. Spesso si può aiutare il proprio animale andando in cerca di un dolore fisico che per noi è ancora “invisibile” oppure individuando alcune spie di criticità metaboliche e neurologiche. Dove si trovano? Nel suo comportamento. Dal cane al gatto, passando per asini o cavalli, le potenzialità di questa branca della medicina sono cresciute in modo esponenziale negli ultimi anni. La clinica veterinaria Città di Bolzano, sempre attenta alle nuove tendenze, ha deciso di offrire anche questa opportunità avvalendosi della collaborazione della dottoressa Luisa Demattio che vanta un’esperienza pluriennale dopo una solida formazione conclusa con un Master di secondo livello specifico alla facoltà di medicina veterinaria di Parma e dopo alcuni anni a Vienna e in Germania).
“Mi occupo del comportamento degli animali e della relazione che nasce tra l’essere umano e il suo compagno a quattro zampe dal 2010. Il focus, in particolare, è su cani e gatti che manifestano disturbi comportamentale o problematiche nella gestione – il mio approccio è quello cognitivo-relazionale.”
Da cosa si parte in questa disciplina?
“Da una considerazione basilare che deve subito sminare qualsiasi preconcetto. I disturbi comportamentali sono molto spesso segnali di disagio legato a uno stile di vita che non rispetta le necessità della specie; altre volte invece nascondono dolori, malattie croniche o neurologiche. Valutare lo stato emotivo dell’animale e l’inserimento nel sistema famiglia può essere un ottimo strumento di diagnosi. Specie se con la possibilità di metterlo in relazione con una strumentazione clinica di primo livello come in questa struttura. Sono gli elementi che distinguono il lavoro del medico esperto in comportamento animale dalla pratica dell’educazione o istruzione cinofila. Mi riferisco all’evidenza scientifica che con la risonanza magnetica funzionale ci dà prova delle spiccate capacità cognitive e emozionali dei nostri amici animali.”
Quali sono gli obiettivi che può raggiungere la medicina comportamentale?
“Moltissimi. Partendo dall’osservazione del body language, per esempio, si può arrivare a migliorare la comunicazione e di seguito la relazione con il proprio animale. Di seguito si adattano sia la le routine giornaliera che le attività proposte al nostro animale. Agendo in questo modo possiamo davvero ottenere uno switch emotivo portando l’animale verso l’apertura sociale e la collaborazione. Spesso il nostro stato emozionale gioca un ruolo importante durante il percorso rieducativo: la medicina comportamentale si occupa quindi anche del proprietario: insegna al proprietario a riconoscere e a gestire le proprie emozioni e le rispettive azioni che influenzano in modo significativo il comportamento dei nostri amici animali. Ci tengo a ripetere che l’obiettivo è sempre l’inserimento armonioso dell’animale nel suo gruppo famigliare…non è solo l’animale che deve imparare…siamo sempre anche noi. Durante il percorso pratico di rieducazione del cane molto spesso ci aiutano altri cani – animali con alte competenze sociali e comunicative che facilitano conspecifici con deficit di socializzazione o traumatizzati.
Specie in una società che ci vede sempre più simbiotici con i nostri animali…
“Loro hanno una straordinaria capacità di osmosi emozionale. Significa che sono in grado di “assorbire” i nostri stati emozionali per uniformarsi – in alcuni casi però anche contrapporsi: Vorrei fare l’esempio di un cane che giorno per giorno “assorbe” agitazione e ansia del suo proprietario e reagisce con forte agitazione, abbaio e altri comportamenti non desiderati. E’ bene esserne consapevoli se si decide di adottare un cane, un gatto o un altro animale”
Come si svolge la visita di un veterinario come lei?
“Se si tratta di un gatto il 90% delle volte la prima visita è una visita. E’ l’unico modo per fare un’anamnesi accurata. Oltre allo stato di salute e lo stato nutrizionale devo valutare la disposizione dell’appartamento, l’arricchimento ambientale, la disposizione delle risorse, la comunicazione e la relazione con i proprietari e eventuali alti animali in casa. La visita in ambulatorio lascerebbe troppo domande aperte”
Un consiglio da regalare?
“Si, non punite i gatti se urinano o defecano in luoghi non adeguati – spesso lo fanno per ansia o per comunicare un loro stato di disagio, magari anche fisico…ricordo tutti i casi di cistite e stress cronico. Se punite il gatto – anche solo con la voce o i gesti – lo stato d’ansia peggiorerà, il gatto perderà la fiducia in voi, la relazione si compromette ancora di più…le cose peggioreranno. Bisogna capire perché lo fa. Certe volte il movente è banale – molte volte invece il gatto ha dolori o è a disagio per una malattia cronica; oppure vive uno stato di stress permanente”
Con i cani come si procede?
“La visita avviene in clinica e in passeggiata. In un secondo momento in campo aperto, magari in presenza di un altro cane. Dopo un’accurata anamnesi insieme al proprietario valuto anzitutto la comunicazione, il body language dell’animale e la relazione che si è instaurata con il proprietario. Poi è importante capire quale sia l’assetto emozionale del cane, le sue motivazioni principali e lo stato di attivazione mentale, che in termini tecnici chiamiamo “arousal”. Si riesce a capire la capacità di gestire le emozioni sia negli spazi interni sia in quegli esterni. Valutiamo lo stato di socializzazione con gli altri cani e con l’essere umano e la capacità di accettare stimoli come ad esempio rumori, oggetti fermi e in movimento. L’osservazione è il primo fondamentale passo. Molto spesso i cani sono vittime di traumi che subiscono in età infantile. Molto delicati sono anche i primi tre mesi, il legame che si è creato con la madre e le esperienze che l’individuo ha fatto durante la sua prima fase di vita. Per questo è importante raccogliere più dati possibili riguardo alle modalità di allevamento o rispetto alla vita precedente del cane. Non è facile, lo so…spesso l’anamnesi è caratterizzata da lacune. L’osservazione accurata però aiuta aiutare a ricostruire alcuni dei dati mancanti”.
E’ vero che esistono i psicofarmaci anche per gli animali?
“Sì, ma ci sono molte altre molecole che possiamo somministrare prima di pensare a SSRI o MAO. Molto spesso uso la fitoterapia, l’omotossicologia e i nutraceutici, spesso anche in combinazione. In moltissimi casi lo scopo della terapia medica è quello di fare entrare il cane in uno stato di calma che permette l’abbassamento del cortisolo e di altre molecole associate a uno stato di stress cronico. Con la terapia medica facilitiamo il processo di apprendimento e il lavoro durante il percorso pratico di rieducazione. La terapia medica non può sostituire il lavoro educativo di cambiamento, ma è un prezioso facilitatore, potrebbe essere paragonata a un ponte che ci aiuta a attraversare un fiume…facilita il ercorso educativo e da sollievo sia al cane sia alla sua famiglia. Il lavoro di cambiamento deve essere affrontato in ogni caso – sia dal cane che dal suo proprietario. Se accompagnati bene, muniti di costanza e determinazione il miglioramento e il successo sono in ogni caso raggiungibili, anche se spesso ci vuole tempo. Personalmente sono del parere che ogni animale che arriva nella nostra vita ci insegna, ci fa crescere dal punto di vista personale solo se accettiamo che ognuno, uomo o animale che sia, ha i suoi compiti, le sue responsabilità e i suoi diritti, soprattutto il diritto a vivere la gioia.”
Alan Conti